LO
STUDIO DELLE FARFALLE IBLEE
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Il
paesaggio del territorio ibleo presenta molteplici aspetti di carattere
naturistico, botanico e zoologico nell'ambito del quale il colore
diventa elemento dominante per la sua luminosità emblematica.
Il paesaggio si presenta impervio e tormentato ma sublime, le valli
sono arredate ora da cave simili a canyon americani ora da declivi
collinari adornati dai tipici muri a secco, e visitandolo attentamente
si può notare l'influenza che ha sull'aspetto morfologico
dell'interno dell'area favorendo la separazione topica delle varie
specie vegetali. E' proprio in quest'ambiente, così vergine
e così dissimile, che trovano ospitalità moltitudini
d'insetti: mosche, zanzare, cicale, piccoli imenotteri, etc., non
di meno la presenza di coleotteri, di collemboli, di ragni, acari
i quali trovano posto sulla superficie del suolo. I diversi stadi
di sviluppo delle varie fasce vegetazionali (suolo, erba, germoglio)
permettono a molte specie animali un habitat interdipendente favorendo
tra loro (animali - piante) un rapporto di carattere vitale. Gli
insetti che si nutrono di piante si dividono in specie che vivono
del tessuto vegetale ed in altre che ne succhiano la linfa: le larve
delle farfalle appartengono al primo gruppo.
Nella
classe degli insetti, le farfalle, rappresentano senz'altro
uno degli ordini più amati dall'uomo: per la molteplicità
delle loro forme, dei bellissimi colori, per la loro innocuità,
per la loro leggiadria nel volo, etc... esse hanno sempre costituito
un motivo d'interesse nell'ambito di un ambiente che troppo spesso
ignoriamo. Le farfalle in realtà, sono parte integrante della
natura che ci circonda, sono legate indissolubilmente al mondo vegetale
e quindi soggette a seguirne la sorte. Negli ultimi vent'anni si
è registrata, purtroppo, una diminuzione del numero di farfalle
esistenti dovuta ad interventi negativi dell'uomo nel mondo della
natura: le pratiche agricole, l'uso indiscriminato dei composti
chimici in agricoltura ed il prosciugamento delle paludi, sono tutte
azioni umane che hanno inciso profondamente sull'ambiente e quindi
su questi organismi.
Questo
declino è, come per altri gruppi di animali, legato alla
conservazione dell'ambiente e quindi di non facile limitazione e
sino ad ora si è fatto poco o nulla (unica nota positiva
è la comparsa di una coscienza ecologico-ambientalista
che in futuro potrà forse portare ad iniziative concrete).
Inoltre per limitare ancora i danni a questo tipo di fauna sarebbe
opportuno esercitare nei suoi confronti la semplice osservazione
più che alla loro collezione. Di collezioni ne esistono già
abbastanza! Tuttavia le nostre conoscenze sullo sviluppo e sui costumi
delle farfalle sono in molti casi ancora scarse, a tale proposito
e per mezzo di un breve excursus scientifico si suggerisce di accostarsi
a questi meravigliosi esseri della natura con la "fotografia".
Ne deriverebbe una collezione non violenta e contemporaneamente
valida.
Nonostante
la minaccia rappresentata dall'avanzare della "civiltà",
i lepidotteri (questa e la denominazione "ufficiale"
delle farfalle, dall'insieme di due parole greche significanti ali
a squame), sono uno degli ordini più numerosi della classe
degli insetti e pochi sanno che al mondo ne esistono oltre 165.000
specie diverse descritte sino ad oggi.
In
questi insetti lo sviluppo avviene tramite un meccanismo chiamato
metamorfosi, dove dall'uovo emerge un organismo detto larva
la quale è completamente diverso da quello che sarà
l'adulto. Le differenze tra i due stadi di sviluppo non risiedono
solamente nella morfologia, ma anche nei ruoli ricoperti durante
il ciclo biologico. La larva ha, infatti, il solo scopo di nutrirsi
e di accumulare riserve per permettere all'adulto di dedicarsi quasi
esclusivamente alla funzione riproduttiva. E' importante inoltre
ricordare che i lepidotteri fanno parte di un gruppo di otto ordini
(neurotteri, mecotteri, tricotteri, coleotteri,
imenotteri, afanitteri), la cui caratteristica fondamentale
è della presenza di uno stadio quiescente detto pupa
(crisalide nelle farfalle), che segna il passaggio dalla
larva all'adulto (olometabolia); la larva, infatti, terminata
la fase di nutrizione e di accrescimento, si immobilizza: si ha
cosi l'uscita o sfarfallamento dell'adulto.
Le giovani larve, che nei lepidotteri vengono chiamate bruchi,
una volta formate, si aprono un buco nell'involucro dell'uovo rosicchiandolo,
ed il più delle volte mangiandoIo completamente, escono dall'uovo
ed iniziano ad espletare la funzione tipica del loro stadio: quella
dell'alimentazione; si nutrono di piante ben precise e la scelta
di queste ultime, non e casuale, poiché viene effettuata
dalla farfalla madre al momento della deposizione delle uova. Le
farfalle riconoscono le cellule vegetali che compongono le diverse
specie di piante e ne scelgono soltanto alcune ben precise. Il bruco,
a sua volta, reagisce allo stesso modo della madre: se infatti al
momento dell'uscita dall'uovo non trova quelle particolari cellule
vegetali, muore di fame piuttosto che cibarsi della pianta "sbagliata".
Tutte le sostante nutritive ingerite vengono poi accumulate, in
modo da permettere l'accrescimento del bruco ma, poiché la
cuticola che lo ricopre è inestensibile, esso dovrà
cambiarla e sostituirla con una più grande. Questa fase particolare,
chiamata muta, si ripete normalmente dalle tre alle quattro
volte, per cui l'accrescimento della larva è caratterizzato
da quattro o cinque stadi diversi. Una volta maturo, il bruco smette
di nutrirsi e si trasforma in ninfa (o pupa o crisalide).
Lo
stadio ninfale, rappresenta un periodo di quiete, durante
il quale il bruco resta apparentemente immobile: in realtà,
all'interno della cuticola avvengono profondi processi di trasformazione
che porteranno alla nascita della farfalla adulta.
Una
volta matura, la farfalla rompe l'involucro ninfale (o pupario),
ne esce fuori e resta appesa ad un ramo per poter consolidare le
ali. Queste, infatti, subito dopo lo sfarfallamento appaiono ancora
deboli e raggrinzite, ma la circolazione dell'emolinfa nelle
nervature ne determina la graduale distensione. Una volta che le
ali hanno raggiunto le giuste dimensioni, l'emolinfa smette di circolare
all'interno delle nervature, queste si asciugano completamente,
riempiendosi d'aria, la membrana alare raggiunge il giusto grado
di rigidezza (sclerotizzazione) e, dopo circa un'ora, la
farfalla e pronta a spiccare il volo.
Perché
i lepidotteri possano riprodursi, è necessario che si svolgano
determinati processi: le specie che sono in grado di nutrirsi, vivono
diverse settimane ed hanno bisogno degli elementi nutritivi per
poter raggiungere la piena maturità; al contrario, le varietà
sprovviste di apparato masticatorio vivono solo qualche giorno o
addirittura qualche ora, insomma quel tanto che basta per potersi
accoppiare e deporre le uova. Così, dunque, si chiude il
ciclo di sviluppo delle farfalle.
Oggigiorno,
in vari paesi del mondo, molte disposizioni di legge vietano la
cattura delle farfalle; tuttavia, contrariamente a quel che si dice,
questa "moda" non e mai stata una vera minaccia per la
loro sopravvivenza. In realtà il più delle volte non
è affatto necessario raccogliere le farfalle, ma è
pur vero che per poterle proteggere, occorre prima di tutto conoscerle
a fondo, e le informazioni necessarie possono essere acquisite solo
con la cattura dei singoli esemplari. Si può proteggere così
la cattura dei singoli esemplari. Si può proteggere solo
ciò che si conosce e molti dati relativi alla vita delle
farfalle restano ancora oggi sconosciuti. Appare chiaro che la fonte
primaria di conservazione delle farfalle consiste nella preservazione
dei loro biotopi. Nei giardini, sia privati che pubblici,
o lungo le scarpate delle strade, con l'attuazione di progetti concreti
e con la riduzione dell'impiego dei fertilizzanti si potrebbe ricreare
un ambiente del tutto naturale, nel quale le farfalle possano vivere
in modo più libero.
Autore: Silvio Rizzo
La Provincia di Ragusa anno X n°3 giugno1995
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