MONTEROSSO
ALMO
Monterosso
Almo (24 km da Ragusa; 3503 abitanti; 691 m s.l.m.; CAP 97010; prefisso
tel. 0932).
Si
trova sulla sommità di una collina, circondato da monti piú
alti che gli impediscono di godere di enormi panorami come accade
per Chiaramonte, ma che lo riparano dai venti freddi.
E'
il paese piú alto e più a nord della provincia. ll suo territorio
è prevalentemente montuoso, povero e poco irriguo ad esclusione
di alcune piccole zone. Esso segue il profilo della montagna su
cui è costruito, determinando in questo modo una divisione in due
parti: inferiore e superiore.
In
contrada Calaforno, fra Monterosso e Ragusa, è in corso da
alcuni anni una intensa opera di rimboschimento che sta trasformando
il brullo paesaggio in una fresca e accogliente pineta. Giù
nella valle, presso il vecchio mulino, si apre la grotta di Calaforno:
un susseguirsi di 35 camerette che in epoca remota sono servite
da necropoli e riadattate poi ad abitazioni.
TURISMO
E'
il paese più alto e più a nord dell'intero ragusano.
Abitato fin dai tempi preistorici da popolazioni sicule, come molti
altri centri della provincia risulta essere di particolare interesse
archeologico: oltre alla necropoli di Calaforno sono
stati rinvenuti l'abitato di Monte Casasia e, nelle vicinanze, le
cosiddette 'Grotte dei Santi' con affreschi bizantineggianti.
Iniziamo
la nostra visita dalla chiesa che prende il nome dal patrono della
città, San Giovanni. Si tratta di un edificio a tre navate con cupola
e facciata barocca; l'interno é decorato con stucchi e dotato di
un pulpito in legno intagliato.
Sulla
piazza si affacciano anche la chiesa sconsacrata di Sant'Anna e
vari altri palazzi in stile neoclassico.
Scendendo
nella parte piú bassa del paese troviamo la Chiesa Madre, monumento
nazionale, ricostruita in stile neogotico dopo il terremoto del
XVII secolo. La facciata è a bugnato e nell'interno, suddiviso
in tre navate, si trovano diverse opere d'arte tra cui un crocifisso
ligneo del XV secolo e due acquasantiere del XII secolo.
Degni
di nota sono Palazzo Zacco e la Chiesa di Sant'Antonio, anch'essa
monumento nazionale, e dotata di notevoli tesori artistici quali
la grande pala con il Martirio di San Lorenzo, il Battesimo di Costantino
e la Madonna del Carmelo.
Terminata
la nostra visita nel centro possiamo fare un'escursione alle 'Grotte
dei Denari' e dei 'Santi' percorrendo per qualche chilometro una
strada non asfaltata. Si tratta di antiche tombe trasformate in
abitazioni, al cui interno, aleggia la leggenda, sarebbero stati
sepolti dei denari ritrovabili solo se a conoscenza di particolari
rituali e formule magiche.
Altre
escursioni possibili nel territorio di Monterosso sono quelle nella
zona di Calaforno e al Monte Lauro. La prima ci permette di immergerci
in un ambiente naturale riposante e di estrema bellezza venutosi
a creare in seguito al rimboschimento del 1963; la seconda invece
ci conduce sul più alto dei monti lblei, in un ambiente completamente
diverso, di una bellezza selvaggia, ma altrettanto suggestiva: dalla
cima si gode un ampio panorama che abbraccia l'intera provincia.
Da
visitare il nuovissimo osservatorio astronomico.
STORIA
Monterosso
ha radici storiche che affondano nella notte dei tempi. Nel suo
territorio oltre alla necropoli di Calaforno è stato rinvenuto
l'abitato di monte Casasia, sito a 738 m. di altitudine. Queste
scoperte dimostrano come il territorio sia stato giá abitato in
tempi preistorici da popolazioni sicule.
Del
periodo greco e romano non si hanno, ad oggi, documenti. ll primo
documento che accenna all'esistenza del villaggio è del 300 d.C.,
e vi si dice che viene assegnato all'lmpero di Bisanzio, insieme
ai casali di Gulfi e di lomiso, e un altro accenno al villaggio
si ha in una bolla del papa Alessandro III in favore del vescovo
Riccardo, in occasione della donazione fatta da Goffredo, figlio
del conte Ruggero alla chiesa di Siracusa, in data 4/5/1168.
In epoca normanna, quindi, Monterosso
aveva una sua fisionomia ben stabile e un certo numero di abitanti.
É in questo periodo che l'abitato assume il nome di Monte lohalmo.
ln seguito il paese appartenne al conte
Enrico Rosso di Aidone, che lo riedificò, costruendovi un castello
nei pressi della contrada Casale, del quale non rimane ormai alcuna
traccia.
In
seguito il paese viene a far parte della contea di Modica: fu in
questo periodo che l'abitato prese il nome di Monterosso.
Dopo la caduta dei Chiaramonte nel 1393,
la contea passó a Bernardo Cabrera, che ebbe anche l'abitato di
Monterosso, dopo averlo permutato con il casale di Militello, tramite
un accordo con il conte Rosso, unificando per primo il territorio
dell'attuale provincia di Ragusa.
In
seguito il territorio Monterossano passo' a Giovanni Bernardo, figlio
di Bernardo Cabrera, che fu costretto a cedere a Ludovico Perollo.
ll primogenito di Ludovico, Francesco, sposò una Beatrice
Barresi, ed il loro figlio fu detto, "Signore di Monterosso". La
cittadina fu poi ricomprata nel 1508 dagli eredi Cabrera.
L'11
gennaio del 1693 anche Monterosso fu colpito dal tremendo terromoto
che funestò tutta la Val di Noto. Da documenti risulta che
Mons Rubens, come veniva chiamato a quel tempo l'abitato, ebbe 200
morti e fu distrutto interamente.
ECONOMIA
La
popolazione Monterossana si dedica quasi esclusivamente all'agricoltura
che rappresenta il perno dell'economia del paese. Un discreto sviluppo
ha la pastorizia con buona produzione di formaggio pecorino.
ll territorio, oltre a quella dei cereali,
ha una buona produzione di mandorle, noci, fichi, olive e discreti
vigneti, ma soprattutto delle buone e grosse ciliegie (raffiuni).
Ogni anno a Monterosso, acquista sempre
più risonanza il "Carnevale Monterossano", con sfilata di
carri allegorici, festa in piazza, e la "Sagra della ricotta fresca",
e della "crispella", una specialità che a Monterosso viene
particolarmente curata.
Ma la festa che richiama un gran numero
di persone e di "paesani" che lavorano fuori città e anche
all'estero, è la festivitá del Patrono S. Giovanni, che ricorre
la prima domenica di settembre.
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