ORCHIDEE
DEGLI IBLEI
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Orchis
Collina
Forse non lo sapevate, ma la famiglia delle Orchidaceae
è la piu vasta di tutto il regno vegetale! Oltre 450 generi,
per un totale di circa 20.000 specie, sparse per tutti i campi del
mondo dai tropici all'artico. Senza ovviamente contare le migliaia
e migliaia di ibridi naturali o artificiali.
E nella nostra amata provincia di Ragusa? Anche qui, in questo remoto
cantuccio della splendida tricuspide mediterranea, percorrendo gli
assolati sentieri che spesso costeggiano vallate ombrose e profumate,
potete osservare almeno una ventina di specie di Orchidee.
Talvolta vistose e appariscenti, come la rosea Orchide
italica (Orchis italica)
o la fragrante Barlia dicembrina
(Barlia robertiana), talaltra
piccole e dimesse, come la fosca Ofride
atrata (Ophrys sphegodes)
o come l'Ofride fiore di
vespa (Ophrys tenthredinifera)
dal colore dello zolfo che brucia.
Ma state molto attenti: non provatevi a scherzare con il misterioso
fascino di questo fiore attraente... potreste rimanerne stregati.
E se ciò vi dovesse accadere, non avreste che due, soltanto
due, possibilità di scelta: iscrivervi in tutta fretta alla
American Orchid
Society, per trascorrere in apposite serre floreali entusiastiche
serate di gala in compagnia degli oltre 25.000 soci; oppure iniziare
(come anch'io ho fatto!) un'estenuante lavoro di ricerca, sul campo
come in biblioteca, che vi costerà un numero imprecisato
di energie fisiche e mentali.
Comunque vada, anche voi dovrete porvi quella stessa domanda a cui
tutti gli appassionati di orchidee vorrebbero trovare adeguata risposta:
da cosa nasce l'attrazione fatale che ogni orchidea esercita sul
fragile animo umano?
Senza naufragare nel mare profondo dell'immaginario collettivo e
della psicodinamica junghiana, si potrebbe ipotizzare che se "ditelo
con i fiori" è bello, "ditelo con le orchidee" è incomparabilmente
meglio.
- Ma questo lo dicono i fiorai! - obietterete voi.
Così, per dirimere il dubbio incalzante del favoreggiamento,
mi addentro a malincuore nella seconda (e più subdola) ipotesi
di risposta.
Lo sapevate perché le orchidee si chiamano cosi?
Perché col termine "orchis" gli illustrissimi compatrioti
di Socrate e Platone solevano indicare le virili pudende, e le nostre
orchidee di bulbi ne hanno proprio due, e per di più ovati.
Con questa per così dire "affinità", potrebbe allora
spiegarsi il piacere dell'uomo nel donare lo splendido fiore e la
felicità della donna nel riceverlo in dono?
Crediamo proprio di no, ma il business esiste comunque.
Così, fin da tempi molto antichi, l'uomo si è attivamente
industriato a coltivare le specie più vistose e ornamentali
con i metodi e le tecniche complesse della serricoltura.
Non contento di ciò, constatate le notevolissime potenzialità
di ibridazione di molte specie di orchidee, ha presto creato nuovi
tipi di ibridi artificiali sempre più belli e ricercati,
contribuendo molto spesso all'inquinamento "genetico" della famiglia.
Ma gli usi commerciali delle orchidee non finiscono qui: giusto
per fare qualche esempio, dai bulbi di alcune specie anche nostrane
si può ottenere un ottimo infuso dalle discrete proprietà
ematiche e vermifughe: da altri generi di orchidea può essere
estratta in quantità industriali la ben nota vaniglia.
Ma, soprattutto, con i corpulenti bulbi delle orchidee appartenenti
ai generi Orchis e Serapias (quali la Orchis
pyramidalis e la Serapias vomeracea,
molto abbondanti pure sui monti Iblei) viene addirittura prodotta
una particolare farina, detta salep, che vanterebbe (udite, udite)
inenarrabili proprietà afrodisiache.
In particolare, la farina viene estratta dai bulbi raccolti proprio
durante la fioritura della pianta; prima di essiccarli, essi vengono
accuratamente lavati, quindi tuffati per qualche minuto in acqua
bollente onde arrestarne la funzione vegetativa.
Dopo di ciò, si procede ad una lenta e regolare polverizzazione
dei tuberi che, ricordiamolo, hanno una composizione di tutto rispetto
da un punto di vista dietetico farmacologico: essi sono infatti
costituiti per il 50% da mucillagini di vario tipo, per il 30% da
nutrientissimo amido, mentre di ben distribuita presenza sono gli
albuminoidi (proteine di ottime proprietà nutritive), le
sostanze minerali di vario genere e, secondariamente, la cucumina.
Ma se le orchidee rappresentano un problema non indifferente per
dietologi ed erboristi, esse costituiscono un'autentica spina nel
fianco per il botanico ed il tassonomista.
Riconoscere nelle assolate campagne iblee la vistosa Orchidea
Italica, dalla dimessa Ofride
gialla non e certamente impresa difficile.
Ma distinguere con certezza le numerose sottospecie dell'Ophrys
fusca o dell'Ophrys
sphegodes, per non parlare dei rappresentanti del
genere Serapias (autentico trasformista del mondo vegetale) è
roba da gran mal di testa.
A parziale consolazione di tutti i botanici in crisi da cefalea
gravativa, bisogna comunque ricordare che alcune specie di orchidee
riescono a prendersi beffa persino di alcuni tra gli insetti più
scaltri ed astuti del mondo animale: le api.
Eh si! Passeggiando a primavera inoltrata per i campi soleggiati
della provincia iblea, potete osservare sin nei minimi particolari
una delle beffe più pacchiane e plateali del variegato mondo
vivente: alcune specie del genere Ophrys (tra le quale l'O.tenthredinifera
e l'O.bombyliflora)
hanno modificato nel tempo la forma del labello in modo da assomigliare
incredibilmente ad un dato tipo di imenottero femmina.
Lo scopo finale di questo curioso travestimento e ovviamente quello
di attrarre la graziosa vittima alata sulle antere ricche di polline;
nel suo patetico tentativo di copula con il simulacro di femmina
consenziente, l'incauto insetto maschio si impasterà l'addome
e le zampe di fertile polline maschile e lo depositerà successivamente
sullo stigma del fiore femminile di turno.
La maggior parte delle orchidee iblee si serve dell'impollinazione
entomofila (api e farfalle, soprattutto) e nessuna di esse può
essere impollinata per mezzo dell'acqua o del vento. Dalla successiva
germinazione del seme, piccolo e privo di albume (ossia di tessuto
nutritivo), si origina un rozzo corpo tuberoide, dove il germoglio
e le radici sono appena accennate. Approfittando dell'associazione
simbiotica con alcuni piccoli funghi (come vedete, lo sfruttamento
continua!), l'embrione si sviluppa rapidamente, originando una pianta
erbacea perenne che, una sola volta all'anno, ci delizierà
con il suo splendido fiore.
Adesso, comunque, basta con le parole; lasciatevi pure sedurre dalla
prorompente bellezza delle orchidee per voi fotografate ma, mi raccomando,
non raccogliete mai le orchidee che incontrate sul vostro cammino:
primo perché non sopravviverebbero ad una maldestra estirpazione,
secondo perché, se dovessero sopravvivere, si vendicherebbero
certamente sulla vostra virilità!
Strategia
dell'inganno
|
Serapias
Lingua |
In
generale le orchidee hanno elaborato dei sistemi di propagazione
molto complicati; le "Ophrys" in particolare, hanno messo
in pratica un ingegnoso sistema di fecondazione basato sul
richiamo sessuale (da qui l'implicanza del fiore regalato?).
L'"Ophryde" non offre all'insetto nettare o altre sostanze
nutritive che lo possano attirare, offre ben altra e più
allettante prospettiva, quella di accoppiarsi con una femmina;
prepara una trappola amorosa, un inganno sessuale e per
fare ciò ha strutturato il suo labello in forme e
colori riproducenti le fattezze della femmina dell'insetto
impollinatore posata sul fiore stesso.
Chi riuscirebbe a resistere ad un simile richiamo amoroso?
L 'uomo che con la sua scienza ha scoperto l'inganno, magari
sorride a tale strategia; ma quanti di noi non si sono scoperti,
al pizzicare della primavera, ad inseguire con gli occhi
(e magari con le mani) una gonna lievemente ondeggiante
o una colorata camicetta piacevolmente ammiccante?
|
Ophrys
Tenthredinifera |
Bene,
l'insetto maschio, che di scienza non sa ma d'istinto vive,
si tuffa su quell'inganno di femmina e copula con tutta
la sua primaverile passione, non rendendosi neanche conto
del raggiro e, continuando il suo copulare (questo è
il compito assegnatogli dalla natura), permette l'impollinazione
incrociata dell"'Ophryde", la vera ingannatrice. Tutto ciò
è nel linguaggio dei fiori? Non saprei. Ma noi, che
ormai l'argomento trattiamo da distaccati archeologi, non
ci facciamo sedurre dalla bellezza femminile e dalle sue
reali possibilità, bensì dalle dolci trappole
delle "Ophridi" di collina. E voi? |
|
Ragusa
Acate
Chiaramonte Gulfi
Comiso
Giarratana
Ispica
Modica
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Pozzallo
Santacroce Camerina
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