La
cura delle malattie con le piante officinali è antica quanto
è antico l'uomo. Certamente l'evoluzione dell'umanità
è dipesa in larga misura dalla coesistenza del mondo vegetale
che ha profuso generosamente all'uomo il piacere del bello, nutrimento
e salute, senza trascurare l'utilità infinita del legno.
Scintille
di civiltà
Laddove
le piante crescevano rigogliose e varie si creavano le migliori
condizioni perché scoccassero scintille di civiltà.
L'uomo trovava senso di equilibrio e forza godendo del paesaggio
vegetale e della bellezza dei fiori. Costruiva gli utensili con
il legno e con il legno edificava la casa, solcava i mari e conquistava
terre lontane. Si arricchiva stabilendo i nodi di fiorenti reti
commerciali.
Le
piante nutrivano l'uomo e gli animali che l'uomo allevava e cacciava.
Le piante hanno dato all'uomo la salute perché con esse
ha curato sin dalle proprie origini le malattie che lo affliggevano.
Nelle
terre che si affacciano sul mare nostrum si è sviluppata
una flora ricchissima e varia che ha permesso la nascita di antiche
e fiorenti civiltà.
Diversità
della Flora Mediterranea
La
ricchezza della flora mediterranea trova le sue origini nella
lontana storia geologica e infatti in essa è presente in
larga misura il residuo di quella flora che si era sviluppata
durante l'Era terziaria e che, praticamente distrutta in tutte
le regioni settentrionali dell'Europa dalle successive glaciazioni,
trovò rifugio e sopravvisse nelle terre del bacino mediterraneo
dove il clima era più mite.
L'estrema
diversità della flora mediterranea dipende oltre che dalla
storia geologica, anche dalle caratteristiche climatiche. Il clima
presenta nell'area mediterranea una notevole variabilità
pur rimanendo entro l'ambito di estremi di temperatura piuttosto
contenuti. In generale si può affermare che il clima mediterraneo
è caratterizzato da estati calde e asciutte e da inverni
umidi e miti.
Ma
quali sono gli elementi da considerare per sapere se la flora
di un determinato ambiente può considerarsi mediterranea
o no?
Indicatori
di Mediterraneità
Gli
studiosi hanno inventato molti metodi di classificazione, ma forse
il modo più semplice è quello ideato da FLAHAULT
(1937) secondo cui la vegetazione mediterranea è quella
che si sviluppa nei territori ove è possibile la coltura
dell'Olivo che pertanto può essere considerato un indicatore
valido di mediterraneità specie se in un determinato territorio
e presente il Pino d'Aleppo o la Quercia spinosa o il Leccio.
Nicchie
ecologiche del Territorio ibleo
In
tempi mitologici il territorio ibleo era tutto ricoperto da un
fitto manto boschivo di Querce e Allori che producevano frutti
grossi il doppio rispetto a quelli prodotti da piante di altri
territori (Diodoro Siculo). Poi l'uomo comincio a disboscare per
destinare la terra alle colture di cereali ed alla pastorizia
creando cosi le condizioni per cancellare quell'immenso patrimonio
floristico che era sopravvissuto alle glaciazioni.
Ma
per una particolarità geomorfologica dell'altipiano ibleo
vi si crearono delle nicchie ecologiche in cui si è conservata
una grande ricchezza ed una preziosa diversità di vegetali
fra i quali moltissimi hanno proprietà medicinali.
Quelle
nicchie sono le "cave" che solcano profondamente l'altopiano in
senso centrifugo verso il mare e che, essendo poco utilizzabili
per le colture e la pastorizia, hanno conservato un cospicuo retaggio
di piante e fiori con origini lontane sino all'era terziaria.
Sull'altopiano
ibleo, dove più intenso è stato il pascolo che ha
fatto scempio di tante piante, hanno tratto vantaggio quelle aromatiche
particolarmente ricche di essenze odorose che le rendono sgradite
al palato degli animali pascolanti.
Così
hanno potuto diffondersi molte piante aromatiche preziose sia
in campo alimentare che terapeutico, come il Timo, la Salvia,
il Rosmarino e la Nepitella.
La
Farmacia di Dio
La
vegetazione mediterranea, così ricca di specie, rappresenta
una farmacopea ampia ed estesa di farmaci e risorse per la cura
delle malattie. "Ogni prato, campo o collina può essere
considerata una farmacia" (Paracelso), la farmacia di Dio.
Viviamo in un tempo in cui si provano emozioni per le continue
scoperte scientifiche che avvengono nel campo farmacologico, ma
pure si sperimentano forti delusioni per gli eccessi terapeutici
e per l'abuso di farmaci.
L'amarezza
è grande e si accompagna ad ansiosa incertezza ogni volta
che i mass-media comunicano il ritiro dal commercio di un farmaco
sino a quel momento largamente usato perché ritenuto pericoloso
per la salute in quanto tossico o responsabile di tumori. Ciò
è avvenuto spesso e vale ad esempio il ricordo della Terfenadina
o della Fenolftaleina contenuta in lassativi di uso comune sino
a qualche settimana fa anche in campo pediatrico.
Fatti
di questo genere ci spingono a guardare con più fiducia
i prodotti terapeutici di origine vegetale che rappresentano risorse
farmacologiche sicure a cui attingere con ragionevole buon senso
e se ben consigliati da fitoterapeutici esperti, farmacisti e
medici.
E'
a causa di fenomeni come quelli descritti che si diffonde sempre
più una maggiore attenzione verso la medicina alternativa
ed in particolare verso tutto ciò che e ritenuto naturale.
La
Fitoterapia e la preparazione di droghe
Nell'ambito
delle terapie naturali ricopre un ruolo di rilevante importanza
la fitoterapia che è la cura delle malattie con le piante.
Alle
piante come farmaci ci si deve accostare con buon senso e realismo,
allontanando illusioni di guarigioni rapide e miracolistiche anche
se ciò è possibile in alcuni casi, specialmente
quando il ricorso alla fitoterapia si accompagna ad un atteggiamento
mentale positivo ed al riordino delle proprie abitudini di vita.
Molti
tendono ad enfatizzare le virtù terapeutiche delle piante
senza avere una sufficiente competenza e c'è chi, di contro,
tende a sminuire o a negare aprioristicamente ogni efficacia della
fitoterapia.
Come
sempre la verità sta nel mezzo e sarebbe opportuno mitigare
questi atteggiamenti evitando ogni cieco estremismo che nuoce
alla scienza ed alla salute dell'uomo.
Vale
per tutti una semplice constatazione: circa il 30% dei farmaci
in commercio sono di estrazione vegetale e molti altri sono di
derivazione semisintetica. Questo dato non può che avvalorare
l'importanza della fitoterapia. Le critiche più serie che
vengono indirizzate alla fitoterapia si basano sul fatto che i
prodotti vegetali non offrono una composizione costante dei principi
attivi.
Ma
se questo è in parte vero per le preparazioni domestiche
di erbe officinali quali la decozione e l'infuso, non lo è
per le preparazioni galeniche moderne quali le tinture madri
(T.M.) ed i gemmoderivati.
Queste
preparazioni garantiscono contenuti costanti dei principi attivi
e la sicurezza dell'efficacia e dei risultati terapeutici, tanto
da essere inserite nella Farmacopea Ufficiale Francese.
Le
preparazioni domestiche, quali le decozioni e gli infusi, conservano
la loro validità purché si tengano presenti alcune
condizioni indispensabili: prescrizione competente; identificazione
sicura; raccolta delle droghe nei modi corretti e nel tempo balsamico;
essiccazione eseguita adeguatamente; freschezza della droga.
L'Oms
e la Fitoterapia
Anche
l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riconosce
l'importanza della fitoterapia nella cura di molte malattie e
non si può disconoscere che in molti casi una "terapia
blanda" con le piante officinali può essere più
vantaggiosa e meno pericolosa delle terapie drastiche della medicina
ufficiale.
Le
reazioni abnormi o allergiche verso un farmaco o un "semplice"
sono molte volte imprevedibili ed in ogni caso rappresentano sempre
una minaccia immanente, anche se è presumibile che tali
reazioni possano avere una maggiore incidenza con sostanze di
sintesi totalmente sconosciute al patrimonio genetico dell'uomo
che invece ha condiviso un'evoluzione parallela con il mondo vegetale
e specie con quelle piante che fanno parte dell'habitat di ciascuna
popolazione umana.
Secondo
le indicazioni dell'OMS (1978) si intende per pianta medicinale
quella "che contiene sostanze che possono essere usate a scopi
terapeutici o che siano elementi suscettibili di semisintesi chimico-farmaceutiche".
Per
droghe si intendono invece quelle parti della pianta medicinale
in cui sono concentrate le sostanze farmacologicamente attive;
così, per esempio, per la Cicoria sono le foglie e le radici;
per la Camomilla i capolini; per l'Alloro il frutto e le foglie.
Il
tempo balsamico è quel periodo dell'anno in cui e più
propizia la raccolta di quelle piante officinali che presentano
una maggiore concentrazione di principi attivi. Esso varia in
base al ciclo vegetativo di ciascuna pianta ed anche in relazione
alla parte di essa farmacologicamente più attiva (droga).
L'autunno
ibleo
Nel
territorio ibleo, per alcune peculiarità della posizione
geografica, del clima e delle caratteristiche geomorfologiche,
l'autunno è un periodo in cui si possono raccogliere vantaggiosamente
molte piante officinali.
L'autunno
ibleo, per le piogge di fine estate e le brume settembrine che
maturano il fungo del carrubbo, è quasi una rinnovata primavera,
con fioriture improbabili e profumate!
D'autunno
sugli iblei ho visto rifiorire l'Albero di Giuda e la Malva; i
prati s'innevano di candida Ruchetta e trascolorano al sole con
l'arancio della Calendula. Fra l'erba verde occhieggia di violetto
la Mandragora e poi, quando maturano i suoi frutti, fiorisce lo
zafferanastro giallo che "cova" i bulbi dello zafferano un po'
più tardivo. L'autunno è la stagione propizia per
la raccolta delle droghe sotterranee e delle cortecce dei semplici
in riposo vegetativo oppure delle parti aeree di quelli che fioriscono
in questa stagione dell'anno.
Semplici
sono chiamate quelle piante che i monaci del medioevo coltivavano
nei loro orti e che utilizzavano a scopo terapeutico associandole
nelle loro preparazioni ad altre piante (composti). Sino al secolo
scorso in Sicilia erano chiamati Semplicisti coloro che si occupavano
di erboristeria.
Le
piante medicinali sono pure chiamate officinali perché
utilizzate nelle "officine" che erano i laboratori dei semplicisti
e degli antichi speziali.
Se
opportunamente prescritte si potrà trarre dalle piante
medicinali il massimo profitto terapeutico. In caso contrario
si otterranno solo risultati deludenti.
Le
dosi prescritte vanno seriamente rispettate. Nella tabella
seguente è fatta una elencazione di piante presenti
nella flora collinare iblea.
Testo
e foto di Sebastiano Gaudioso
tratto
dal n.5 - Ottobre 1997