CENNI
STORICI
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Molte
le tracce del suo passato. Nel suo "Ferdinando il cattolico
a Carlo V" (la esperienza siciliana 1475-1525) vol. 1°,
Carmelo Traselli scriveva che nel 1515 Ugo Moncada aveva
concesso a se stesso l'esenzione dei dazi di uscita per i 200 cantari
di caciocavallo per Tripoli (un cantaro equivale a circa
80 Kg). Questa citazione sottolinea l'importanza del Ragusano, il
quale per essere sottoposto a dazio, doveva essere già oggetto di
notevole commercio.
Nel
suo Arcuné Club Teatro Rist. Fata Morgana, Pino Correnti
scrive già nel XVIII secolo il conte Cagliostro raccomandava
il "formaggio fabbricato col latte di una sola mungitura",
e dunque il Ragusano, che il Conte aveva cominciato ad apprezzare
da giovinetto al Convento dei Frati Erboristi del Fatebenefratelli
di Caltagirone [.].
Altri
scritti risalenti allo stesso periodo testimoniano che il "caciocavallo
Ragusano" riempiva la stiva di navi che si spingevano fino
in Istria. Più tardi, alla fine del secolo scorso, durante
la grande emigrazione in America, il Ragusano, grazie al
suo sapore ed alla sua serbevolezza, fu al centro di un ragguardevole
flusso commerciale: per le famiglie siciliane negli Stati Uniti,
esso diventava messaggero silenzioso della patria, qualcosa della
terra, degli affetti, della cucina di casa, del proprio mondo lontano.
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